Tratto da: A. Balladoro “Credenze soprannaturali del Contado Veronese” - 1908.
[…] Un contadino, che una notte per di là passava,
vide levarsi da questa croce un omino con una lanterna accesa,
che lo accompagnò fino alla località Staffal...
L’Omino Bianco
A breve distanza da Peschiera, vicino all’osteria Papa, si trova un largo e profondo fossato. Da questo, verso la mezzanotte, esce un omino, vestito tutto di bianco, il quale spicca salti meravigliosi. Quest’omino ha per compagno un cane nero il quale trascina lunghe e rumorose catene di ferro. Un contadino di Lugana, certo Coltri, che ebbe la mala ventura d’assistere ad una di queste apparizioni, ebbe a provarne tale spavento che ammalò e per poco non ne morì.
Nel Veneto vivono molte creature del mondo fatato. Fate, orchi, animali e piante parlanti, draghi e basilischi… ma in particolare vivono in boschi e campagne quei piccoli esseri che noi umani chiamiamo folletti. Esistono varie famiglie e soprattutto, bisogna distinguere da loro le Smare, ossia gli incubi notturni. I più famosi folletti veneti sono sicuramente il Salbanello (o Sanguanelo, Salvanelo, Balsanelo, Salvanel…) e il Mazariol (Massarolo, Martorelo, Malometo, Mazarul…). Pur avendo molto in comune, i due folletti si distinguono per il carattere: dispettoso e burlone il primo, maligno e pericoloso il secondo. In realtà la distinzione tra i due non è sempre facile o possibile, poiché gli attributi spesso si confondono, e addirittura esiste anche una commistione con l’Orco. Generalmente hanno sangue nero e occhi rossi rilucenti di notte. Il Salbanelo è un ometto vestito di rosso o con solo cappellino rosso, compare nei campi e vicino alla acqua, intreccia i crini dei cavalli, fa scherzi agli uomini (imita le voci, batte le mani, fa girare a vuoto), rapisce i bambini che poi nutre e veste. Il Mazariol è, come il Salbanel, un ometto vestito di rosso (ma talvolta è vestito di verde, altre volte di bianco), vive nei campi o sottoterra, esce da fiamme rosse, salta fra gli alberi, fa perdere la strada a chi calpesta la sua orma (la péka), strega la gente, rapisce bambini e poi li alleva, slega e munge le vacche, fa dispetti alle donne, rapisce le ragazze, si trasforma in scrofa, coniglio, gomitolo… Se nel Ruzzante troviamo tracce del Mazariol, certo è che sparsi per tutto il Veneto, esistono altri esseri, come i Nani del regno elfico dell’Alteburg nell’Altopiano di Asiago, o gli Ometi, i Gobeti, il Farfarel o ancora il Komparet, il Pesarol ‘piccolo gnomo vestito di rosso, con il berretto in testa, che di notte si siede sullo stomaco di chi stenta a prendere sonno, gli appesantisce il respiro e gli crea incubi atroci’ (è la Druta o Truta dei Cimbri, o la Smara, come ancora l’inglese nightmare per incubo). Folletti che vivono in pianura, in montagna, nei boschi, sottoterra o lungo le sorgenti d’acqua…
Quest’è quel fureghin, quel Salbanello,
che s’ha fatto un niaro
in t’i tuò uocchi, con farae ‘n osello
in t’un buso d’un muro o d’un salgaro…
…e tanto el straluzea,
che’l parca pur pio un de quî salbanieggi,
ch’al sol se fa alle tose con d’i spieggi…
[Magagnò, Rime II, III Venezia 1569]
L’orma del sanguanelo
“Na volta Gasparo dei Bertachi ‘l è partìo pa ‘ndare pa aqua in fondo la Vale del Figaro e no ‘l tornava pi indrio. I sui lo ga sercà no so quanto ma gninte da far. La matina drio, i lo ga catà in Spiron che ‘l gera drio tornar casa. El ga dito che no ‘l savea gnanca lu come che ‘l gavea fato ‘ndar a finire là insima sensa inacorzarse. El gavea pestà so la peca del sanguanelo e no ‘l se gavea pi catà col passo e ghe ga tocà spetar che sone ‘l padrenostro del dì dopo”. (Marostica , Vicenza, 1963; Maria Bertacco, anni 77, contadina).
Salvaneo e la luna
“Salvaneo ‘l era un contadin dovenet che ‘l avea l’abitudine de robar pite e verdure ai contadini dei dintorni. Lu no lo fea par cattiveria ma par vizio. El robea de not. La luna però la ghe intrighea, parchè la fea ciaro intant che lu el fea le so mascalzonate. Na bea sera Salvaneo el decide de portarse drio na fassina par sconder la luna intant che lu el trafichea. La luna, che la gavea capì quae che le era le intenzion de Salvaneo, la lo ga tirà su da ea e par penitenza Salvaneo ‘l è costret a girar avanti e indio sua luna col so fassinet.” (Barbisano, Vicenza, marzo 1980; Marta, anni 98)
Bibliografia
Streghe, morti ed esseri fantastici nel Veneto oggi, Marisa Milani, 1990.
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