La storia è scritta dai vincitori: certo, ma l’archeologia come pure la linguistica o la toponomastica, riescono comunque a svelarci importantissime informazioni sulle nostre vere origini e quindi sul percorso formativo della nostra identità. Parola quest’ultima alquanto avulsa dalle logiche della governance di questo stato. Soprattutto quando si parla di Veneti. A seguito alcuni spunti per riflettere sulle scoperte archeologiche nel Veronese degli ultimi anni. Si tratta di una ricchezza inestimabile: è la realtà archeologica presente appunto nel Veneto. E lo stato italiano dov’è? Mancanza di fondi, trasferimenti di reperti nei musei toscani e romani, testimonianze lasciate marcire in magazzini sotterranei e nel dimenticatoio di musei ormai obsoleti, cementificazioni selvagge, cave devastatrici, ruberie e incopentenze… Ed il nostro incredibile patrimonio sprofonda irrimediabilmente nel buio dell’ignoranza, ritornando a nostro malgrado in una definitiva necropoli chiamata italia!
Dietrich Von Bern
Aran, Val d’Illasi (Verona).
UNA MISTERIOSA NECROPOLI DEL 2000 a.C.
A Cellore d’Illasi erano già emerse in passato tombe romane e sepolture longobarde. Ma nessuno immaginava che i primi abitanti del paese potessero essere di oltre 2.000 anni prima di Cristo. Sono infatti riferibili al Bronzo antico, databile fra il 2200 e il 1600 a. C. le sepolture trovate nella necropoli di Arano. Sono 68 le tombe cosiddette «a fossa strutturata» venute alla luce nella necropoli, più una, con il corpo di un bambino, che è esterna al perimetro delle sepolture e la cui posizione deve essere ancora interpretata. Non si tratta di tumuli, ma di fosse scavate nel terreno le cui pareti sono foderate di ciottoli; il corpo, deposto in posizione fetale, era coperto da un assito a sua volta ricoperto con grossi ciottoli. In tutto sono venuti alla luce 73 scheletri. Alcuni corpi hanno il capo a Nord, altri a Sud, ma quasi tutti rivolto a occidente. Non si sa perché sono disposte lungo una linea nord ovest/sud est, se per una simbologia religiosa o forse sono disposti secondo la migrazione ariana che avvenne in quel periodo?
Collane di conchiglie o pietre, pendagli, oggetti di metallo.
Il reperto più elaborato è la lama di un pugnale ed un torque in bronzo. Intanto la scoperta più sensazionale è una piattaforma triangolare megalitica al margine nordest della necropoli su un livello più profondo di circa 50 centimetri, e quindi più antico, costituita da un acciottolato a forma di triangolo isoscele con la base a Est di 18 metri e i lati di 25 metri e tre sepolture sulla linea di base, prive di corredo. A completare la struttura sacra vi erano anche grosse stele lignee. Analoghe strutture, definite megalitiche, si trovano solo a Sionne (Svizzera) a Saint Martin de Corléans, nei pressi di Aosta, a Velturno/Feldthurns in Alto Adige e per alcuni elementi a Sovizzo (Vicenza). La forma triangolare potrebbe simboleggiare un pugnale, arma del potere — i tre sepolti alla base sarebbero allora i personaggi di rango della comunità — oppure potrebbe rappresentare la prua di una nave che traghetta i defunti verso occidente, direzione del tramonto del sole, identificata con il regno dei morti.
L’eccezionalità di Arano sta anche nel fatto che tutta l’area è ricca di ritrovamenti, tanto che a circa 500m sono stati ritrovati i resti di un villaggio coevo. In Veneto purtroppo, per non bloccare i lavori e trascinare il PIL d’Italia si nascondono spesso questi tesori.
Povegliano (Verona).
LA PIU’ IMPORTANTE NECROPOLI CELTICA DELLA VALPADANA
In un’area tra Vigasio e Povegliano, pochi anni fa, sono venute alla luce una novantina di tombe di Celti Cenomani databili al 150 a.C. cui si aggiungono altri 120 sepolcreti celtici scoperti negli anni ’90.
I rinvenimenti hanno confermato l’eccezionalità del sito: «La necropoli», osserva Daniele Vitali, professore dell’università di Bologna, «è una delle più importanti di età celtica dell’Italia settentrionale. L’elemento più notevole è l’altissimo numero di bambini sepolti con corredi ricchi, simili a quelli degli adulti». […] «Ora sappiamo che il Veronese era senz’alcun dubbio stabilmente occupata dalla popolazione gallica dei Cenomani».
Desmontà di Albaredo d’Adige (Verona).
UNA NECROPOLI VENETICA
Pochi anni fa, si sono rinvenute altre 83 sepolture complete di corredi funerari in bronzo. Dal 1982 ad oggi il numero è arrivato a quota 324. Gli oggetti ritrovati sono per lo più elementi ornamentali della vita quotidiana come spilloni e fibule, deposti nelle buche al termine dei riti funebri assieme alle ossa combuste del defunto. Si sta parlando di un’eccezionale sito archeologico, un cimitero paleoveneto non ancora del tutto svelato. Desmontà è la necropoli maggiormente estesa e con il massimo numero di tombe di tutto il territorio veronese. Il rito funebre di questa civiltà prevedeva la cremazione della salma. In rarissimi casi si seppellivano le ceneri dentro un’urna cineraria. Gli antichi abitanti del luogo preferivano spargerle in una piccola fossa scavata nel terreno. Le analisi dei carboni rinvenuti nelle buche hanno documentato che il legno utilizzato era soprattutto quello di quercia, la pianta dei druidi. E subito ci torna alla mente “Veronella Alta”, misteriosa motta orientata astronomicamente verso il solstizio invernale, posta a pochissimi chilometri di distanza...
(Fonte: http://laveja.blogspot.com)
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